Fino a prima della caduta del Muro di Berlino i flussi turistici verso l’Europa dell’Est erano per lo più capitalizzati da Praga e da San Pietroburgo. La prima, più accessibile non solo da un punto di vista geografico, la seconda più raffinata ma che più ostinatamente legata alle sue tradizioni, prima fra tutte la lingua cirillica utilizzata per qualsiasi tipo di indicazione pubblica, non sempre facile da domare ed apprezzare.
Oggi al fianco di questi due grandi centri si stanno sempre più affermando nuove e diverse proposte per il turismo di massa, in grado di far apprezzare nuove e sconosciute sfumature di quel bacino culturale e storico che è stato l’Europa dell’Est.
Prima fra tutte Budapest. La capitale ungherese per un certo periodo ha subito un certo complesso di inferiorità secondo il quale veniva definita come una “Praga low cost”, e questo in ragione di alcuni parallelismi che è possibile trovare a livello artistico ed architettonico tra le due città, e per il fatto che Budapest a differenza di Praga sia molto più accessibile in termini economici per quanto riguarda i voli aerei e gli alberghi della città.
In realtà Budapest è una città così ricca di proposte artistiche e culturali che può benissimo emergere a livello turistico splendendo di luce propria.
Per capire questo basta aggirarsi attraverso luoghi simbolo della città come il Castello di Buda, costruito da Re Béla IV, e divenuto nei secoli alloggio sia per i conquistatori ottomani sia per la famiglia Asburgo. Un luogo incantato dove le architetture eleganti della costruzione del primo Medioevo si bagnano con le acque placide del Danubio.
E proprio l’acqua rappresenta una delle principali attrazioni di Budapest, una città termale in cui è possibile tuffarsi, nel vero senso della parola, negli effetti benefici delle acque locali avendo intorno l’eleganza dei palazzi in stile Art Nouveau dei Bagni di Gellèrt; sono queste le terme più conosciute ma non le uniche della città, dove meritano una visita anche altre stazioni termali come i Bagni di Rudas, quelli di Lukàacs, di Szchenyi e di Kiràly.